Santa Maria Maggiore: “La testa pietrificata” Stampa

Santa Maria Maggiore – Via Cerretani

Firenze come sempre è un ricettacolo di occasioni, infatti, se alzi la testa e ti guardi intorno, hai sempre la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo.

A volte se sei attento o fortunato ti potresti imbattere in qualcosa di veramente particolare, ad esempio una “Testa Pietrificata”, come

è possibile notare nella torre campanaria di Santa Maria Maggiore.

Ebbene si, una testa pietrificata, che i fiorentini chiamano popolarmente “La Berta”.

Ma come mai la “Berta” si trova pietrificata nella torre campanaria della Chiesa?

Questa storia ha inizio il 16 di Settembre del 1327, tutto il popolo fiorentino si è riversato per le strade, un condannato a morte viene

trasportato verso il rogo: l’afa di fine estate mescolata con la polvere alzata dalla masnada di curiosi che si accalcano per assistere allo

“spettacolo” secca le gole riarse.

 

 

Il corteo avanza lentamente, in via Cerretani, con gli armigeri a protezione del carro, e sopra a questo, il condannato.

Il condannato era Francesco Stabili di Simeone, meglio noto come “Cecco d’Ascoli”. Era stato medico, astronomo ma anche poeta ed insegnante.

Fu proprio come insegnante della prestigiosa Università di Bologna che riuscì a guadagnarsi fama, tanto che nel 1326, il duca “Carlo di Calabria” lo nominò medico di corte.

Ma le sorti di Cecco d’Ascoli mutarono molto velocemente: una predizione si tramanda sia stata la causa della sua condanna.

Interrogato dal Duca di Calabria sul futuro della sua piccola nipote, la futura regina di Napoli “Giovanna la Pazza”, questi predisse che ella sarebbe stata “proclive a libidine”; pronostico tra l’altro azzeccato, perché la regina Giovanna ebbe ben quattro mariti, fu scomunicata da papa Urbano VI ed infine trovata strangolata in camera da letto.

Questa motivazione è riportata anche nell’antica “Cronica Fiorentina”:

…ma dicesi che la cagione perchè fu arso, fu che disse che Madonna Giovanna, figliola del Duca, era nata in punto di dovere essere di lussuria disordinata. Di che parve questo essere sdegno al Duca, perchè non avrebbe voluto fosse morto un tanto uomo per un libro. E molti vogliono dire che era nimico di quel frate Minore Inquisitore e Arcivescovo di Cosenza, perchè i frati Minori erano molto suoi nimici. Di che il fece ardere il dì 16 di settembre 1327......"

Il duca non prese molto bene il vaticinio di Cecco d’Ascoli e decise di fargli pagare l’affronto, andando a trovare l’arcivescovo di Cosenza Accursio, “frate Minore Inquisitore”, acerrimo nemico dell’astronomo. Carlo convinse il vescovo ad organizzare un processo con molti capi di accusa, tra cui il più pesante era quello di “Errori contro la Fede”, che gli avrebbe garantito sicuramente la morte.

Il processo fu indetto a Firenze, e si narra che interrogato su tutti i capi di accusa avrebbe sempre risposto la stessa frase:

" l’ho detto, l’ho insegnato e lo credo! ".

E per queste prove infamanti fu condannato al rogo: esecuzione da eseguire il giorno 16 Settembre 1327 nella piazza di Santa Croce.

Mentre il carro sta passando di fronte alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, il condannato chiede di avere un po’ d’acqua; dalla finestra del campanile una donna chiamata Berta, avendo udito la richiesta fatta da Cecco d’Ascoli, gridando dal quel pertugio ammonisce chiunque di versare da bere “all’alchimista”: perché come si credeva al tempo, i maghi potevano utilizzare qualsiasi elemento per acquisire potere dal demonio e Cecco avrebbe avuto così l'occasione di sfuggire al rogo imminente.

Una delle tante storie su questo avvenimento riporta le parole gridate dalla donna:

Se beve, non brucerà più!!”.

Cecco d’Ascoli, infuriato per la cattiveria dimostrata dalla Berta, avrebbe risposto alla donna rivolgendole un sortilegio:

E tu, non leverai più la testa di lì!!”.

La “Testa pietrificata” in effetti si trova ancora lì, affacciata da una fenditura della torre campanaria di Santa Maria Maggiore (Chiesa della “Prima cerchia antica” e quindi uno dei primi edifici religiosi di Firenze, dove riposano le spoglie del maestro di Dante, Brunetto Latini), che aspetta di essere liberata dal terribile incantesimo.

La “ Testa Pietrificata” si trova molto in alto perciò aguzzate la vista!!

 

 

Autore: Gianni Mafucci