Scorci di Firenze

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Il castello di Poppi: “Un morto che resuscita” Stampa E-mail

Poppi (Arezzo)

Il castello di Poppi è sempre stato legato alle sorti di una delle più influenti famiglie toscane, che lo ha abitato per circa quattrocento anni, i “Conti Guidi”.

Il primo documento che ci da notizie certe dell’esistenza del castello è datato 1169, ma numerosi studi fanno risalire la fondazione della costruzione al periodo longobardo.

Gran parte delle opere che trasformarono il vecchio cassero in uno dei più bei castelli della Toscana, si devono al conte Simone da Battifolle, grazie alla riconquistata amicizia di Firenze.

L’amicizia con la città di Firenze se l’era giocata il conte Guido Novello fratello di Simone, a Montaperti, quando, come capitano della “Lega Ghibellina” toscana sconfisse la “Lega Guelfa”, guidata proprio dalle truppe Fiorentine, facendo una vera e propria carneficina dell’esercito avversario in rotta.

Ma torniamo alla nostra storia: i lavori di ristrutturazione iniziarono nel 1274 e si occuparono del rafforzamento delle mura castellane e della creazione di un cortile interno, dove è ancora possibile ammirare dei bellissimi stemmi in pietra di casate fiorentine (che avevano svolto la funzione di vicariato per la Città Gigliata), appesi alle pareti del cortile.

Il capolavoro finale fu la creazione di una splendida scala in pietra che conduce dai piani alti fino alla loggia.

In cima a questa scala, a ricordo dell’opera di ristrutturazione del castello, c’è una scultura a bassorilievo in pietra del conte Simone da Battifolle, ritratto in arme con scudo e spada al fianco, è raffigurato come una cariatide, che funge a sostegno di un capitello il quale sorregge la struttura che corre su tre lati terminando al secondo piano.

Questa statua è il fulcro di molte leggende, una delle quali narra di un maldestro scherzo finito quasi in tragedia.

Come si usava solitamente nelle corti medioevali, ad allietare i banchetti e le discussioni dei Signori venivano chiamati dei trovatori, dei poeti musicanti che con le loro storie e la loro liriche esaltavano le doti di dame e cavalieri.

Ad allietare la corte del Conte Guido discendete di Simone da Battifolle c’era un trovatore di nome Grifo: la leggenda ce lo descrive come un uomo alto, secco, emaciato, dedito alla lettura ed alla musica , inorridito dalle armi e da tutto ciò che ne derivava (giostre, duelli, guerre, ecc.).

Un personaggio timoroso, facilmente suggestionabile; la preda perfetta per una burla tremenda.

Durante un sontuoso banchetto, il Conte Guidi alla presenza dei suo cugini, il conte Oberto di Romena e il conte Bandino di Porciano, racconta un fatto curioso accaduto la sera prima a Grifo.

Il trovatore si era allontanato dal banchetto per fuggire alla calura estiva e stava salendo verso i piani alti per trovare un po’ di refrigerio, ma appena arrivato in cima alle scale, la cariatide raffigurante il conte Simone da Battifolle si sarebbe staccata dal muro e lo avrebbe inseguito minacciosamente. Il Grifo aveva prontamente riportato il fatto al Conte, suscitando ilarità in tutta la corte che iniziò a considerarlo un po’ troppo impressionabile.

Furono proprio i cugini del conte Bandino e Oberto, dopo aver sentito l’ironica storia, a progettare una burla ai danni del povero Grifo; i tre, infatti, decisero di far vestire Oberto con la stessa armatura del fiero antenato Simone da Battifolle ritratta nella scultura con tanto di spada e scudo, che si trovava nel salone delle armi, e spedirlo a mezzanotte, l’ora in cui secondo le credenze apparivano le ombre dei morti, proprio nella stanza del trovatore per spaventarlo crudelmente.

 


 

Mentre Oberto armato di tutto punto, si incamminava con una torcia in mano verso la stanza del mal capitato, il Conte e Bandino si nascosero nella cappellina privata dei Guidi, attigua alla camera di Grifo, per non perdersi neanche un momento dello spassoso scherzetto preparato. All’ultimo rintocco di mezzanotte Oberto sferragliando con passo deciso arrivò di lena davanti alla porta, entrò, attraversando la stanza buia fino al letto del trovatore, dopo di che si scosse l’armatura per far rumore e passò la sua fredda mano ferrata sul volto di Grifo, il quale, immediatamente svegliatosi dal gelido tocco, fece un balzo sopra il letto e cominciò ad urlare e scappare per i ballatoi del castello come un ossesso, fino a stramazzare a terra con gli occhi strabuzzati come fosse morto.

I cerusici del Conte asserirono che il poveretto era morto di infarto e la causa poteva essere stata un maleficio o “una cattiva influenza”.

Il Conte fu molto dispiaciuto dell’accaduto, si sentiva così colpevole che volle onorare il Trovatore facendolo deporre nel sepolcro dei Conti Guidi nella chiesa di San Fedele, con cerimonia signorile.

Due giorni dopo, dei servi scesero giù nel sepolcro per finire di sistemare il morto e trovarono sorprendentemente il povero Grifo coperto con il solo lenzuolo bianco di sepoltura aggirarsi per il sepolcro stravolto, ma vivo e vegeto.

Era stata una morte apparente provocata dal grande spavento subito quella notte, ma per il popolo fu un miracolo che riportò in vita quel poveraccio e da allora fu sempre chiamato da tutti i castellani il “ Morto Resuscitato”.

Il Conte, conscio del danno fatto subire al povero menestrello, lo volle fino alla fine dei suoi giorni accanto a sè, trattandolo come un fratello e soprattutto facendolo albergare molto lontano dalla quella scultura di Simone da Battifolle, causa della sua incredibile disavventura.

Il castello di Poppi è un luogo magico e chi ha deciso di fare una gita in Toscana deve trovare il tempo di visitarlo. L’edificio si trova in perfette condizioni e rappresenta un ottimo esempio di quello che era considerato un castello del '300 con ponte levatoio, fossato, antico Cassero e quasi unico in Italia ha conservato le strutture in legno dei ballatoi e della scala.

All’interno è possibile ammirare la cappella privata dei Guidi, affrescata da Taddeo Gaddi, discepolo di Giotto, nel 1330-36, raffigurante storie di San Giovanni Battista, della Vergine e di San Giovanni Evangelista. Il Vasari nelle “Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti”, attribuisce il progetto dell’edificio ‘300 a Lapo di Cambio maestro di Arnolfo di Cambio.

Il Castello ha al suo interno inoltre un diorama di Mario Venturi della famosa battaglia di Campaldino 1289, una ricostruzione curata nei mini particolari, con centinaia di soldatini, macchine da guerra, cavalieri, interi scenari storicamente autentici e attendibili, che potete visitare con sommo piacere vostro e dei vostri bimbi.

Per farsi un idea di questo diorama, potete leggere la fortunata pubblicazione del libro “La battaglia di Campaldino a Poppi” edizioni Scramasax , Firenze.

La storia aiuta a ricordarsi chi eravamo ma soprattutto chi siamo adesso, quindi partite per le vostre escursioni nel passato e buon divertimento!

 

 

 

  Autore: Gianni Mafucci

 
Firenze e la Toscana segrete, curiosità, storia, luoghi insoliti da visitare, angoli nascosti e storie poco conosciute. Articoli originali scritti e documentati, per vivere itinerari fuori dal comune in una delle città più belle al mondo e in una regione tutta da scoprire, al di là delle rotte più convenzionali.