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Monte Oliveto Maggiore: Un’Abbazia nascosta all’ombra di secolari cipressi. Stampa E-mail

Viaggeremo verso i paesaggi sorprendenti della Val d’Orcia, ove la mano umana ha costruito con certosina pazienza un’esaltante opera d’arte, in stretta simbiosi con la materia stessa di questa stupefacente opera, la terra.

Le gentili colline arate scoprono colori vivi, armoniosi, i boschi secolari di cipressi, antiche sentinelle, guidano con il loro inebriante profumo i viaggiatori a luoghi nascosti, misteriosi, dove sogno e realtà si fondono nell’assidua volontà terrena di conoscenza, di infinita curiosità, motore essenziale per tutti coloro che amano viaggiare, apprendere, scoprire.

Quindi amici, è giunta l’ora di metterci nuovamente in cammino alla meravigliosa scoperta di un luogo semplicemente da sogno, “L’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore”, scrigno di antiche storie e di abbaglianti affreschi del XV-XVI secolo e di altro ancora.

Suvvia partiamo senza ulteriori indugi!

Abbazia di Monte Oliveto Maggiore

L’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, nasce il 26 marzo 1319, quando Giovanni dei Tolomei, membro di una delle più insigni famiglie senesi, all’età di 40 anni, dopo una vita di agiatezze e divertimenti, sentì il richiamo di una vita ascetica, un rifiuto netto dell’esistenza mondana fino ad allora vissuta.

Accompagnarono Giovanni anche due amici di sempre, Patrizio Patrizi ed Ambrogio Piccolomini, anch’essi di nobile lignaggio.

Giovanni cambiò presto il suo nome in Bernardo, in onore del santo francese abate di Clairvaux, e fondò insieme ai suoi amici la congregazione degli Olivetani, sotto la regola benedettina, chiamando la costruzione sacra, Sancta Mariae de Oliveto in Acona.

Antonio da Barga, nella sua “ Cronica”, ci racconta del miracolo che colpì come un dardo infuocato il mistico:

Un giorno che Bernardo si intratteneva a pregare nel luogo ove sorge la chiesa, vide una scala d’argento che s’innalzava verso oriente e toccava il cielo. Sulla sua sommità stavano Gesù con sua Madre Maria; tutti e due biancovestiti. Una moltitudine di monaci salivano quella scala, aiutati da gli angeli e tutti erano vestiti di bianco.

Il 29 marzo 1319, solo dopo tre giorni dalla “Charta fundationis”, il vescovo d’Arezzo Guido Tarlati, rilasciò a Bernardo Tolomei gli abiti monastici di colore bianco, in onore alla Vergine Maria ispiratrice del miracolo.

Il frate, infatti, nutriva una devozione profonda nei confronti della Madonna e questa devozione mariana è rimasta in eredità all’ordine olivetano fino ad oggi.

 

Entrata con ponte levatoio dell'Abbazia

 

 

I frati minori, su suggerimento di Bernardo, decisero che l’abate sarebbe cambiato ogni anno ed il Tolomei si rifiutò fermamente di essere nominato, nomina che fu assegnata all’amico di sempre Patrizio Patrizi.

Ma l’anno seguente tutti i monaci vollero consacrare Bernardo abate a vita e non ci fu niente da fare, il frate infatti cercò ancora una volta, e non sarà l’unica, di rifiutare questa decisione, ma suo malgrado rimase in carica fino alla morte, avvenuta il 20 agosto del 1348.

L’ultimo atto di amore verso l’umanità lo portò alla morte, insieme ad altri 80 monaci.

Il frate si recò presso il monastero di S. Benedetto, dove erano ricoverati gli appestati senesi; era l’anno della “Grande Peste” 1348-49 che sterminò all’incirca un terzo della popolazione europea. Bernardo volle andare a confortare le anime dei moribondi e qui si ammalò e poco dopo morì.

L’abate olivetano fu seppellito con tutti gli onori nel monastero di S.Benedetto fuori porta Tufi.

 

Abbazia di Monte Oliveto Maggiore

 

 

Adesso però vi porterò dentro l’Abbazia.

Faremo un viaggio all’interno di questa poliedrica struttura sacra, con lo scopo preciso di descrivere, quanto più ci è possibile, le numerose opere d’arte che l’antica Abbazia ci offre e le tante strutture che la compongono.

 

1.

Appena arrivati ai piedi di una salita troviamo uno splendido viale di cipressi che insieme ad olivi, pini e querce formano una selva bellissima che circonda tutto il territorio dell’Abbazia, come un’isola verdeggiante, immersa tra le arse crete senesi, una sintesi di rara bellezza, difesa da borri e precipizi, muraglia naturale a difesa di tutta la vetusta struttura.

2.

All’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore si accede attraversando un medioevale ponte levatoio, oltrepassando una porta d’ingresso in mattoncini rossi , difesa da un’imponente torre merlata, iniziata a costruire nel 1393.

 

Torre merlata dell'Abbazia

 

 

Sopra la porta d’ingresso c’è una raffigurazione in rilievo di scuola robbiana di una Madonna con Bambino (primo esempio della grande devozione riservata alla Madonna dai frati minori olivetani). Appena entrati, se vi girate verso l’alto della porta, che dopo vi servirà per uscire, c’è un altro capolavoro di scuola robbiana, che rappresenta un San Benedetto benedicente, posto lassù per salutare e benedire (quindi proteggere) il visitatore che lascia l’abbazia e riprende il suo peregrinare.

3.

All’interno, un fresco boschetto ben tenuto fa da compagnia alle molteplici cappelle, innalzate dai monaci ad eterno ricordo dei maggiori santi del loro Ordine Monastico. Il boschetto contiene anche l’orto botanico e una peschiera costruita nel 1533 per permettere ai frati di nutrirsi nei periodi di vigilia, ossia quando la liturgia vietava loro il consumo della carne.

 

Peschiera dell'Abbazia

 

 

4.

Usciti dal boschetto vi ritroverete di fronte al solenne monastero, sempre in mattoncini rossi come tutte le strutture dell’abbazia. Affianca il monastero la chiesa, dotata di un bellissimo campanile di stile romanico-gotico. Anche la facciata della chiesa è in perfetto stile gotico, con un elegante portale ed un articolato complesso absidale.

 

Chiesa dell'Abbazia di Monte Oliveto

 

 

Racchiude vari capolavori di Jacopo Lingozzi discepolo di Paolo Veronese e un coro ligneo, opera d'intaglio e intarsio di fra' Giovanni da Verona, opera di rara bellezza. La chiesa è stata costruita negli anni 1400-1417.

 

5.

A destra dell’ingresso della chiesa , una porticina catapulta il visitatore dentro il Chiostro Grande, ed immancabilmente lo lascia di stucco. Il chiostro a pianta rettangolare fatto costruire tra il 1426 ed il 1443 è considerato la meraviglia dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, lo scrigno perfetto per conservare gelosamente una delle più rappresentative opere del ‘400 italiano.

Il Chiostro contiene un ciclo di affreschi di due grandi artisti del 1400-1500, il primo, Luca Signorelli (Cortona 1443-1523), discepolo ad Arezzo di Piero della Francesca e poi di altri due grandi maestri del ‘400, Andrea del Verrocchio e il Pollaiolo, il secondo il vercellese Antonio Bazzi.

Il Signorelli venne chiamato dall’illuminato abate Domenico Airoldi di Lecco, frate con una intelligenza e gusto dell’arte grandissima poiché fu ancora lui di nuovo eletto abate a chiamare l’altro genio che dipinse le nicchie del Chiostro grande Antonio Bazzi soprannominato il Sodoma. Il Signorelli iniziò ad affrescare nel 1495; le scene da raffigurare vennero tratte dalla storia della vita di San Benedetto di Gregorio Magno (Libro II dei Dialoghi).

 

Chiostro Grande dell'Abbazia di Monte Oliveto

 

 

Il pittore di Cortona iniziò i suoi otto affreschi rappresentando scene della vita matura di San Bernardo. Le figure con i volti austeri ben dipingono il raccoglimento e la severità della regola benedettina. Antonio Bazzi detto il Sodoma (nasce a Vercelli nel 1477 e morirà a Siena nel 549) è una figura spartiacque tra tardo rinascimento e il nascente manierismo cinquecentesco. Venne chiamato dall’abate Airoldi nel 1505, per affrescare le restanti nicchie non dipinte dal Signorelli. Giorgio Vasari nella sua opera “Vite dei suoi più eccellenti pittori, sculturi ed architetti”, descrive bene come mai gli fu dato il soprannome di Sodoma:

Era oltre ciò uomo allegro, licenzioso, e teneva altrui in piacere e spasso, con vivere poco onestamente; nel che fare, però che aveva sempre attorno fanciulli e giovani sbarbati, i quali amava fuor di modo, si acquistò il sopranome di Soddoma, del quale, non che si prendesse noia o sdegno, se ne gloriava, facendo sopra esso stanze e capitoli e cantandogli in sul liuto assai commodamente.

 

Monastero dell'Abbazia

 

 

La sua omosessualità non fu da lui mai mascherata, artista grandioso, amava ritrarre con cura certosina le parti anatomiche ed estetiche umane, soprattutto degli uomini. All’interno dei suoi affreschi oltre a ritrarre se stesso, vestito stravagantemente come a lui piaceva e portando al guinzaglio un tasso, ritroviamo più o meno nascosti altri ritratti come quello di Leonardo, Raffaello, il Signorelli, Lorenzo il Magnifico e molti altri ancora, oltre a smascherare tutte le debolezze di quella congregazione olivetana (vedi il quadro: Come Benedetto ottiene farina in abbondanza e ne ristora i monaci, dove i due frati in primo piano si litigano il pane) o quando non sufficientemente pagato trascura appositamente di disegnare le gambe anteriori di un asino che si trova nello sfondo dell’affresco (Come San Benedetto lascia la casa paterna e recasi a studio a Roma) o come per la stessa ragione nascose quasi tutte le mani sotto le vesti dei monaci nell’affresco: Come Benedetto pregato dai monaci produce l’acqua dalla cima del monte, perchè intendeva così risparmiare tempo, visto che le mani erano una delle cose più impegnative da fare e lui non veniva pagato secondo gli accordi precedentemente presi.

Comunque all’interno dell’abbazia c’è un negozio gestito dai monaci dove è possibile acquistare dei libri molto belli che descrivono in maniera accurata tutte le peculiarità di questo stupefacente ciclo pittorico.

 

6.

Tra il Chiostro grande e quello medio parte un antichissima scala in travertino ed alla sommità della scala si trova la Biblioteca monastica che risale al 1513-14. La porta dell’entrata è stupefacente, intagliata da Giovanni da Verona, davvero di notevole fattura; ma la cosa che vi lascerà stupiti sarà la grande massa libraria che contiene manoscritti, incunaboli, pergamene di rarissimo valore, tutti ordinati perfettamente nei bellissimi scaffali ed armadi intagliati.

 

7.

Inoltre l’abbazia è munita di una Farmacia, posta vicino alla Biblioteca, del 1500, che ha rappresentato una fonte medica importante per tutto il contado circostante per lunghi secoli. Architettura curata, con soffitto a volta e splendido arredamento in legno che custodisce una preziosa collezione di vasi in ceramica contrassegnata dallo stemma olivetano (tre monti sormontati da una croce con ai lati due rami di olivo) e una tela di Giovanni di Maria, pittore napoletano, che rappresenta una Madonna che dona l’abito monastico al Beato Bernardo Tolomei del 1500.


I monaci dell’abbazia offrono a tutti la possibilità di :

  • visitare (Chiesa, Chiostro, Refettorio, Biblioteca)
    (Cantina, su prenotazione: tel. 3287192415)
  • partecipare alla loro Liturgia (canto gregoriano).
  • comprare i loro prodotti nel loro Negozio.

I monaci offrono inoltre ospitalità: ai turisti (un "agriturismo") e a tutti quelli che vogliono condividere la loro ricerca di Dio nel silenzio e nella preghiera (la foresteria monastica).

Come arrivare:

 

Abbazia Monte Oliveto Maggiore
Loc. Chiusure
53041 - ASCIANO (SI)

Telefono (39) 0577 707611
Fax.(39) 0577 707670

 

Immergetevi in questo luogo meraviglioso!!!!!!!

 

 

Autore: Gianni Mafucci

 
Firenze e la Toscana segrete, curiosità, storia, luoghi insoliti da visitare, angoli nascosti e storie poco conosciute. Articoli originali scritti e documentati, per vivere itinerari fuori dal comune in una delle città più belle al mondo e in una regione tutta da scoprire, al di là delle rotte più convenzionali.