Il Battistero: storie e segreti del “…mio bel San Giovanni” |
« Non mi parean [i fori] men ampi né maggiori Prima però abbiamo bisogno di una rinfrescata a proposito delle origini di questo vetusto edificio, accompagnata da una breve spiegazione architettonica della sua struttura, nozioni necessarie per carpire quei piccoli segreti che tra pocoandremo ad analizzare. L’origine del Battistero intitolato al santo patrono della città, San Giovani Battista, non è cristiana, si pensa che all’inizio fosse stato edificato come tempio dedicato a Marte, protettore della Firenze romana. In ogni modo sappiamo che fu eretto sopra un’abitazione civile romana databile al I sec d.C.; domus ricca di mosaici con motivi prevalentemente geometrici. La data della fondazione del Battistero risulta molto incerta e viene indicata tra il IV e il V sec. d.C., con numerosi rimaneggiamenti subiti nel VII sec.durante la dominazione Longobarda. Le prime fonti dirette dell’esistenza del Battistero fiorentino sono datate 4 marzo 897, dove se ne parla non solo come fonte battesimale ma soprattutto come cattedrale; ed ancora, il papa fiorentino Niccolò II riconsacrò la basilica, ancora cattedrale di Firenze, nel 1059. Solo nel 1128 San Giovanni abbandona per sempre il rango di cattedrale e si riserva quello di Battistero. Negli stessi anni (metà secolo XII) si dà il via al rivestimento esterno del Battistero: un capolavoro di tarsie in marmo bianco di Carrara e verde di Prato, disegnato con gusto geometrico e ritmo classico, prende il posto della pietra arenaria. Nella seconda metà dell'XI secolo viene costruito il rivestimento marmoreo dell’interno, mentre per quanto riguarda il nuovo pavimento in marmo, verrà messo in cantiere nel secolo successivo. Nel Duecento: oltre a completare il rivestimento esterno, si lavora all'abside, che da semicircolare diventa una scarsella quadrata (1202), e si dà il via alla decorazione interna coprendo di mosaici la scarsella (circa 1225-28) e l'intera cupola (circa 1270-1300). Dante (Inf. XIX vv. 16-20) ricorda che ancora ai suoi tempi vi erano le medievali fonti battesimali : l'un de li quali, ancor non è molt' anni, rupp' io per un che dentro v'annegava: Dante ci rende partecipi di una storia curiosa: un giorno vedendo un fanciullo che stava annegando in una fonte battesimale del Battistero si gettò in suo soccorso e nella foga del salvataggio ruppe un orlo di quella fonte, che rimase così fino alla fine del ‘500. Infatti, solo nel 1576, in occasione del battesimo dell'atteso erede maschio del Granduca Francesco I de' Medici, Bernardo Buontalenti ricostruì il fonte battesimale, distruggendo le antiche fonti battesimali medievali. Quindi ci troviamo di fronte ad un crogiolo di stili poliedrici, partiti dall’arte romana passando a quella paleocristiana, longobarda, medioevale e rinascimentale, un mix espressivo tra originalità e compattezza. Adesso però veniamo al sodo; quali segreti cela il nostro Battistero? Il primo segreto di cui vi voglio raccontare si trova sulla base della costruzione del Battistero, nel lato che guarda verso via Roma . Se vi avvicinate vedrete un bassorilievo a dir poco stupefacente; la scultura rappresenta una sorta di battaglia navale (naumachia) e osservandolo meglio possiamo notare che il bassorilievo non è altro che un antico sarcofago romano inserito nel muro per ricordare le origini romane della città di Firenze ed anche come comoda base per le pareti del Battisterovista la sua perfetta forma rettangolare. Re Liutprando, il conquistatore di Ravenna (728), zelante promotore dell’edilizia , crea una misura da lui nominata “Pes Liutprandi”, che, sotto il nome di “Piede di Liutprando”, era ancora in uso in Italia settentrionale all’inizio del XIX secolo. Questo piede librando è documentato negli anni 759-774 svariate volte ed è della misura di cm. 43,6, mentre il piede carolingio è di 34cm. Regnò re de’ longobardi Eliprando il quale fu grande come gigante, e per la grandezza del suo piede si prese la misura delle terre, chiamasi ancora a’ nostri tempi piè d’Eliprando, il quale è poco meno d’uno braccio alla nostra misura, e così è intagliato alla sua sepoltura a Pavia.Breve storia di re Liutprando (Paolo Diacono, Historia Langobardorum, VI, 58)Autore: Gianni Mafucci |