Una chiesa antica, custode delle “Pietre del Santo Sepolcro” Stampa

Chiesa dei Santi Apostoli, Piazzetta del Limbo

Se da Ponte Vecchio avete voglia di osservare lo scorcio di una Firenze poco conosciuta, ancora intonsa, priva di quella calca che disturba il vostro quieto vivere, potete facilmente immergervi in un angolo antichissimo e silenzioso di questa città, basta seguire il percorso che vi indicherò.

Da Ponte Vecchio andate verso Via Por Santa Maria, appena attraversato la strada girate a sinistra verso Lungarno Acciaiuoli; costeggiando i palazzi, dopo 50 metri troverete un vicolo sulla destra chiamato “Chiasso del Bene”, dove potete ammirare in piena tranquillità una visuale architettonica sorprendente, una piazzetta invasa dall’abside e dalla torre campanaria di una delle più antiche chiese romaniche di Firenze.

Fu proprio questo edificio che ispirò Brunelleschi nel progetto di San Lorenzo e di Santo Spirito.

 

 



 

Attraversando la piazzetta andando sempre dritto arrivate ad incrociare la via di Borgo Santi Apostoli, tradizionale strada medievale caratterizzata da case-torri e palazzi storici come quegli degli Altoviti; a questo incrocio girate a sinistra, dopo pochi metri troverete una piazzetta ancora sulla sinistra, la “Piazzetta del Limbo”, così chiamata perché accanto alla chiesa di Borgo Santi Apostoli vi sorgeva un cimitero per i bimbi non battezzati. Qui avrete la possibilità di respirare a polmoni pieni la storia di Firenze dalle origini.

Il Borgo Santi Apostoli si è infatti sviluppato attorno ad un asse viario che congiungeva due antiche strade romane, la Cassia Vetus e la Cassia Nova. Qui venne creato un nuovo quartiere in età andrianea. Oltre al Borgo vennero costruite le terme, (ricordate da una antica scritta e da alcune iscrizioni marmoree dall’altra parte della piazza) che comprendevano anche la zona tra via Vacchereccia e via Porta Rossa.

La leggenda narra che la chiesa dei Santi Apostoli e Biagio fosse sorta sopra una piccola necropoli all’inizi del IX secolo, fondata per volontà di Carlo Magno, come riporta la lapide posta nella facciata dell’edificio:

 

Il 6 Aprile dell’anno 801

Giorno di Pasqua di Resurrezione

Carlo re dei Franchi, di ritorno da Roma

Entrato a Firenze e accolto con grande gioia

E tripudio, decorò con collane d’oro

Molti cittadini e il giorno di Pentecoste

Fondò la chiesa dei Santi Apostoli.

Nell’altare c’è una lamina plumbea nella quale

C’è la descrizione della fondazione

Fatta dall’arcivescovo Turpino,

testimoni Rolando e Uliviero.



Altra testimonianza simbolica che lega la figura di Carlo Magno a questa chiesa è rappresentata da un basso rilievo in marmo che raffigurerebbe proprio il re franco fondatore dell’edificio sacro.

 

Non vogliamo scendere sulle controverse e molteplici datazioni della chiesa, quello che a noi interessa veramente è cosa la chiesa nasconda al suo interno. Appena avete varcato la soglia della chiesa, guardate subito verso l’alto e scoprirete un bellissimo tetto a capriate. Le capriate presentano decorazioni policrome con motivi a greca e a fasce geometriche, perfettamente restaurato negli anni ’30 del Novecento.

Subito dopo entrati all’interno giratevi sulla sinistra ed andate verso la prima cappella, la “Cappella Altoviti”, è proprio qui che si trovano le antichissime “Pietre del Santo Sepolcro”, chiuse in un teca formata da sbarre,incassata nel muro. Per dirla tutta, insieme alle pietre abbiamo anche un preziosissimo e antico “Portafuoco” descritto in modo accurato da Licia Bertani e Gianpaolo Trotta nel loro libro dedicato alla chiesa di Santi Apostoli:…. in bronzo dorato, geminato e smaltato, costituito da una sorta di coppa, in rame dorato, posto su un asta in legno (l’originale è andata perduta durante l’alluvione dell’66).

Al di sopra si alzano tralci di foglie, due delle quali si piegano in basso, mentre altri due rami formano un cerchio e terminano con due riccioli entro cui sono inserite delle rosette. Nel cerchio, un’aquila con le ali spiegate tiene le zampe adunche su un drago. Sui tralci, in alto, la colomba in atto di spiccare il volo.

La parte più antica del “Portafuoco” è proprio la colomba, manufatto del 1200 , le altre parti sono della prima metà del 1400.

Insieme al portafuoco, troviamo l’altro tassello mancante del quadro che ci farà scoprire una delle storie cavalleresche più interessanti ed eroiche del medioevo fiorentino. Dentro la nicchia infatti troviamo un astuccio dove all’interno è possibile vedere alcune schegge, le “Pietre del Santo Sepolcro”.

La storia narra che durante la Prima Crociata proclamata da Papa Urbano II nel 1095, indetta per riconquistare la terra di Palestina liberando così Gerusalemme ed il Santo Sepolcro dagli infedeli ci fossero numerosi cittadini di Firenze.

La Crociata prese avvio nel 1097, guidata da Goffedro IV duca di Buillon (Goffredo di Buglione), composta da un esercito numeroso, 60.000 fanti e 100.000 cavalieri. Tra questi intrepidi crociati, c’erano la bellezza di 2500 fiorentini capitanati da Pazzino dei Pazzi.

Nel giugno del 1099 i crociati ridotti a poco più di 20.000 unità posero l’assedio alla Città Santa.

Il 15 luglio, circa un mese e mezzo dopo l’inizio dell’assedio, i crociati decisero di sferrare l’attacco definitivo e in mezzo alla polvere ed alla calura insostenibile si gettarono all’assalto delle mura.

Pazzino dei Pazzi, repentinamente esortò i suoi uomini e si gettò con loro in quella mischia infernale, tra frecce, massi, olio bollente, pece ed altro ancora, riuscendo a scalare le mura di Gerusalemme e per primo a sventolare l’insegna cristiana.

Goffredo di Buglione, a riconoscenza perpetuata dell’impresa ottenuta dal prode cavaliere toscano, gli fece dono di tre pietre del Santo Sepolcro.

Pazzino dei Pazzi tornò a Firenze il 26 luglio1101, acclamato dalla folla festante, mostrò a tutto il popolo fiorentino le pietre del Santo Sepolcro.

Da allora le Pietre vennero considerate molto importanti dai cittadini, venerate e utilizzate ancora adesso per dare inizio ad una famosa festa fiorentina, “Lo Scoppio del Carro”.



Leggi qui la seconda parte di questa storia:

Le Pietre del Sacro Sepolcro 2° puntata: “Lo scoppio del carro”

 

Autore: Gianni Mafucci