Vetulonia, una città fantasma, ma non troppo Stampa

Quante volte abbiamo sentito nelle nostre terre toscane parlare di mitologiche città, fondate in tempi antichissimi e mai più trovate?

Per esempio nel Valdarno Superiore, dove vivo, si fantasticava sul luogo di fondazione della città etrusca di Biturgia, mai realmente trovato.

I casi sono tanti, ma non molti quelli che si sono risolti con la scoperta reale di queste città fantasma; io invece vi racconterò proprio del ritrovamento di una leggendaria città etrusca ritenuta mitologica fino al 1887, quando alcuni studiosi riuscirono a trovare nei loro scavi le prime tracce certe dell’antico centro urbano di origine etrusca, Vetulonia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’esistenza di questo importantissimo insediamento etrusco si era basata su tracce raccolte nell’opere di Dionigi di Alicarnasso (Dion.Al.,III,51), dove Vetulonia viene ricordata come alleata dei Latini contro Roma, nel VII sec. a.C, insieme a Volterra , Roselle e Chiusi; poi, nell’opera di Silio Italico che fa risalire proprio agli abitanti di Vetulonia i simboli del potere romano, quali il fascio littorio, la sella curule (era un sedile pieghevole a forma di "X" ornato d'avorio, simbolo del potere giudiziario, riservato inizialmente ai re di Roma e in seguito ai magistrati superiori dotati di giurisdizione, detti perciò "curuli"), la toga con la fascia purpurea e la bucina da guerra (corno di guerra, tuba corta e con un disegno leggermente arcuato) ed infine nell’opera mastodontica di Plinio.

Plinio cita l’esistenza di Vetulonia solo in relazione alla suddivisione amministrativa dell’Etruria operata in età augustea.

Queste erano le fonti antiche che testimoniavano in modo chiaro l’esistenza di un importante centro urbano etrusco; ma dove era sparito?

Neanche il Repetti, colui che aveva scritto il “Dizionario storico della Toscana” era stato capace di capire se quella città era realmente esistita oppure no. Infatti lo stesso riporta :

Il poggio Vitulonio fa dubitare essere appartenuto all’antichissima città etrusca di Vetulonia, sulla cui ubicazione gli archeologi moderni menano non piccolo rumore.

Nell’Ottocento alcuni studiosi ripresero le ricerche per individuare finalmente le tracce dell’antico insediamento etrusco. Isidoro Falchi risultò il vincitore della sfida, anche se persino lui anni prima aveva preso un grosso abbaglio asserendo nel 1880:

"Vuolsi che la gente etrusca stanziata nella Maremma costruisse nella Val di Corniala sua prima metropoli, Vetulonia, riconosciuta da quasi tutti gli scrittori per la città capo d'origine degli etruschi".

Aveva indicato il fiume Cornia che si trovava a quaranta chilometri più a nord da quella che risulterà l’esatta posizione dell’etrusca Vetulonia.

Isidoro Falchi di professione era un medico con una grande passione per l’archeologia. Trovare Vetulonia era diventata la sua nuova missione e una mattina durante le ricerche intorno ai poggi della valle all’improvviso gli furono svelate le tracce dell’antica città.

La scoperta, come dice lo stesso medico, avvenne per casualità, parlando con alcuni contadini della zona, infatti gli fu riferito da questi che ogni volta che aravano, il vomere sbatteva spesso con antiche statuette, cocci, vasellami avvolte gioielli, urne cinerarie.

Da lì il Falchi cominciò i faticosi scavi alla ricerca delle fondamenta di Vetulonia, scoprendo cose meravigliose che permisero di ricostruire la storia di questo antico insediamento etrusco.

Il paese dei nostri contadini, era un minuscolo borgo medioevale di nome Colonna, che nel mille si trovava sotto il possesso dell’Abbazia di San Bartolomeo di Sestina. Nel 1332, passò nelle mani della repubblica di Siena fino a metà del Cinquecento, inglobata nel Gran Ducato di Toscana.

 

 

Ma le sue origini a fronte dei numerosi reperti storici rinvenuti ce le raccontano le parole di Riccardo Gatteschi, in un articolo dedicato alla ”Città Ritrovata”:

Attualmente Vetulonia (comune di Castiglione della Pescaia) dista dal mare circa quindici chilometri in linea d'aria, ma in periodo etrusco poteva ritenersi a tutti gli effetti una città marinara (e infatti in una statuetta che si conserva nel Museo Vaticano la città è rappresentata da un uomo che appoggia sulle spalle un remo), perché è stato accertato che davanti alla collina su cui sorgeva la città si apriva un grande lago - il lago Prile - che comunicava con il mare attraverso un canale navigabile.

 

 

Era quindi una città portuale e dunque di commercianti e di viaggiatori. In altre parole Vetulonia ha giocato, nel panorama della civiltà etrusca, il ruolo di protagonista dall'VIII al V secolo a.C., grazie anche all'intenso sfruttamento minerario. Poi intervenne un periodo di decadenza, forse dovuto al prevalere, sia in terra che in mare, della non lontana Populonia. Nel III secolo si ha una ripresa, attestata fra l'altro dalla coniazione di una propria moneta in argento e in bronzo, con la dicitura Vatl. L'avvento di Roma e la vittoria di Silla sul rivale Mario coincide con l'ineluttabile decadenza.
Da quel momento di Vetulonia si perdono le tracce e quasi anche la memoria. Mentre il lago si trasformava lentamente in un mefitico acquitrino (ma ora è un fertile terreno agricolo) la soprastante città con le sue necropoli veniva sommersa e nascosta dalla fitta vegetazione tipica dei luoghi disabitati della costa mediterranea.

Erano passati Duemila anni ma finalmente il 22 Luglio del 1887 il Re d’Italia restituì con regio decreto l’antico nome di Vetulonia all’abitato.

Visitare Vetulonia è una sensazione fantastica, in quel luogo, dall'VIII al V secolo a.C, fiorì una sorprendente civiltà, dove la lavorazione dei gioielli, l’odontoiatria, con ritrovamenti di capsule e protesi dentarie, denotano l’alto sviluppo conseguito nel tempo da questa popolazione etrusca.

Magnifico territorio da visitare, con rare gemme di bellezza: come la necropoli e le tombe lungo la via dei Sepolcri, i ruderi ancora visibili delle antiche mura etrusche, un museo ricchissimo di reperti etruschi, villanoviani e romani che si trova nella Piazza Vetlunia e ovviamente dedicata a Isidoro Falchi. E poi a pochi chilometri potete fare il bagno nel bellissimo Tirreno.

Sono della seconda metà del VII sec.a.C. le grandi metà tombe monumentali, fatte in muratura a " tholos" come la "tomba della Petrera" e "del Diavolino"

 

 




 

 

  Autore: Gianni Mafucci